Il cinema di domani tra produzione e fruizione. Rapporto 2018 dell’Ente dello Spettacolo
A tracciare un quadro della situazione attuale dell’industria e mercato del cinema e audiovisivo in Italia è il Rapporto cinema della Fondazione Ente dello Spettacolo, la cui nona edizione è stata presentata nei giorni scorsi in Sala Marconi in Vaticano.
Come sta il nostro cinema? E l’economia della sala, tra blockbuster pigliatutto e cinema d’autore in affanno? Netflix e le altre piattaforme stanno cambiando la nostra fruizione? Sono tutte domande che nascono alla fine di una stagione cinematografica, ricca di proposte ma anche discontinua in termini di box office. A tracciare un quadro della situazione attuale dell’industria e mercato del cinema e audiovisivo in Italia è il Rapporto cinema della Fondazione Ente dello Spettacolo, la cui nona edizione è stata presentata nei giorni scorsi in Sala Marconi in Vaticano, alla presenza di mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Mons. Galantino ha rivolto al presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, mons. Davide Milani, e alla rappresentanza dell’industria cinematografica presente un invito a uno sguardo rinnovato: “Ridare un supplemento d’anima, anche attraverso il cinema, alla nostra società e al contesto socio-culturale”. Il Sir, insieme alla Commissione nazionale valutazione film della Cei, ha partecipato all’incontro.
Il consumo audiovisivo dei Millennials. Grazie alla collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e all’Istituto Toniolo – Osservatorio Giovani, la nona edizione del Rapporto cinema si arricchisce di un’analisi sul consumo di film e serie televisive da parte del pubblico giovane, ricompreso nella fascia d’età 20-34 anni. Se da un lato emergono segnali interessanti su una fruizione settimanale di film che interessa il 91% del campione intervistato (circa 2mila giovani), sommando ovviamente l’affluenza in sala con le pratiche di visione attraverso la televisione e i vari device, dall’altro si coglie una chiara incertezza sulla preferenza accordata alla sala, proprio per questa versatilità del comportamento spettatoriale (“mobile audience”).
I Millennials amano il cinema e i film, ma la sala non è il solo o primario luogo di consumo.
A bene vedere, i giovani fotografati dallo studio dichiarano per l’81,4% di andare meno di una volta al mese al cinema. Tra quanti dichiarando di andare più di una volta (18,6%), il 55,8% si attesta ogni quindici giorni, mentre il 21,5% arriva anche a tre volte al mese. In generale, cosa guardano i nostri giovani al cinema? La commedia tiene la prima posizione con il 21,5%, seguita dal thriller (17,5%) e fantasy (14,5%). Le donne sembrano preferire il genere drammatico e sentimentale, mentre gli uomini i thriller e i film di avventura. Un caso singolare è il genere horror, che mette d’accordo ragazzi e ragazze in egual misura.
Cosa distoglie i giovani dall’andare al cinema? Al di là però delle mutate dinamiche di fruizione, segnate come abbiamo detto anche dalle nuove pratiche di consumo di contenuti audiovisivi sulle piattaforme in streaming – da Netflix ad Amazon o NowTv di Sky, per citare le più note –, a frenare la presenza di giovani in sala rimane il costo del biglietto, considerato troppo elevato. “Chi va meno al cinema” – si legge nel Rapporto FEdS – “sono i giovani con meno risorse, non solo culturali ma anche economiche (Neet e giovani con titolo di studio basso). Favorire la possibilità di esperienza di valore in sala avrebbe in tal caso un effetto virtuoso anche sul versante formativo e di rafforzamento di competenze sociali, soprattutto per i Neet più scoraggiati che tendono a chiudersi”. Alessandro Rosina, docente ordinario di demografia e statistica alla Cattolica, riconosce infatti come “il 46,4% andrebbe di più al cinema se il prezzo fosse più accessibile”.
L’esperienza della visione condivisa in sala, rimarca, è un fatto che incide nella scelta: “L’emozione che si vive all’interno di una sala come evento collettivo in condivisione è un dato che accomuna le fasce di età e il livello di studio. Se due su tre preferiscono guardare i film nei multiplex, uno su tre preferisce le sale più piccole”.
La sala sposa il pubblico degli over. Altra novità che ci consegna il Rapporto cinema è il ruolo crescente della generazione delle “teste grigie”. Con uno sbilanciamento della società verso una popolazione adulta-anziana, si apre un orizzonte di fruizione in crescita per il pubblico over. Come sottolinea Maria Grazia Fanchi, docente ordinario di media studies e cultural history alla Cattolica: “La crescita della quota di anziani che frequenta la sala è costante: è un aumento piccolo, graduale ma appunto continuo; e un aumento che si lega positivamente all’incremento in termini assoluti della popolazione anziana”. Ancora, in sede di conferenza stampa la studiosa ha rilanciato: “La crescita di questo tipo di pubblico è legata al cambiamento demografico e degli stili di vita, ma anche ad una giovanilizzazione degli adulti. Si tratta di un pubblico abitudinario di fruitori fedeli”. In genere, “gli over 60 preferiscono produzioni nazionali”, sottolinea Fanchi: “Non amano film interpretati da attori anziani, ma preferiscono film con attori giovani che spesso riconoscono perché passati attraverso la tv”.
Le vedove, ad esempio, “riscoprono il cinema come momento di socializzazione. Sono onnivore e guardano qualunque cosa, a prescindere dal genere, così come esiste una buona percentuale di uomini che vanno al cinema da soli”.
Le altre sezioni del Rapporto cinema 2018. Se le prime due sezioni del Rapporto FEdS sono dedicate all’analisi dei consumi e del pubblico di riferimento, cogliendo il trend dei giovani e degli over 60, la parte conclusiva dello studio si concentra su aspetti tecnici legati alle modalità di finanziamento per il cinema, le opportunità offerte da bandi a livello nazionale ed europeo, nonché all’andamento dell’economia e mercato del cinema. A questa parte si legano anche le testimonianze che in ogni edizione del Rapporto contribuiscono a riconsegnare al lettore l’esperienza rilevante di istituzioni o professionisti del settore. “Guardando alla complessità dei tempi che viviamo – scrive mons. Davide Milani – abbiamo chiesto a una pluralità di voci di disegnare infine lo scenario in cui ci muoveremo nei prossimi anni, dove potrà esserci l’innovazione tecnologica che ha trasformato profondamente la fruizione cinematografica, come si delinea il futuro prossimo delle sale, come un Paese può fare sistema includendo elementi distanti e talvolta discordanti”.
Da 9 anni una fotografia puntuale dell’industria e mercato dell’audiovisivo.
Raggiunge dunque il traguardo della nona edizione il Rapporto cinema della Fondazione Ente dello Spettacolo, studio sulle dinamiche dell’industria e mercato del settore cinema e audiovisivo nato nel 2008 dall’intuizione di mons. Dario Edoardo Viganò – oggi alla Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede – e del management della Fondazione, in una progettualità condivisa con la Conferenza episcopale italiana, con un tavolo di lavoro tra studiosi e istituzioni di primo piano. Negli anni il Report ha rappresentato un’importante occasione di discussione, una sorta di stati generali del cinema, che varie istituzioni, dal MiBACT all’Istituto Luce-Cinecittà, dall’università LUISS “Guido Carli” al Centro sperimentale di cinematografia e all’Italian film commissions, hanno accolto come momento significativo per mettersi a ragionare attorno a numeri e dati coinvolgendo un consistente numero di studenti di facoltà e master interessati. Dal Rapporto è nato anche un portale della Fondazione, Cineconomy.com, dedicato al racconto dell’industria e mercato dell’audiovisivo italiano e internazionale.
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